Il Borgo
La Storia.
Il nome del comune, probabilmente, trae origine dalla presenza nella zona, in passato, di una sottostante palude. In età romana, si sviluppò l’insediamento di Consilinum, che fu attraversato da tutte le vicende storiche della penisola italica, e che fu poi sede di Municipium Romano. Nell’età cristiana, tra i quattro pagus di Consilinum, acquisì particolare rilevanza il sobborgo di Marcellianum. La nascita si fa risalire al IX-X sec. quando la popolazione, cessata la furia demolitrice dei Saraceni, preferì sistemarsi sulla collina meno elevata e più prossima ai collegamenti della via consolare, dove ancora sorge Padula. Le notizie storiche disponibili confermano l’esistenza di Padula dopo l’anno Mille, facendo a volte riferimento anche ad un insediamento sui monti come quello di Mandrano. Alla nascita di Padula certamente non furono estranei i monaci Basiliani.
Durante il dominio longobardo si sviluppò il culto di San Michele, tutt’oggi Santo Patrono del paese.
Padula visse momenti nefasti nel corso della rivolta contro Carlo d’Angiò, in quanto posizionata sia sulla antica strada romana su cui avanzò la rivolta verso la capitale del regno sia allo sbocco della strada che risaliva dal mare e quindi sconvolta contemporaneamente su due fronti di assalto.
Nel 1296 Tommaso II Sanseverino entrò in possesso di Padula. La sua attenzione fu poi attratta dal sito in cui sorgeva la Grancia di San Lorenzo dell’Abate di Montevergine. Il 28 Gennaio 1306 incominciava a sorgere il primo nucleo della Certosa, che nei secoli assunse le grandiose dimensioni che ancora oggi è possibile osservare. Il paese fu merce in parecchi passaggi di proprietà per molti secoli.
A Padula alcuni giacobini si mossero a favore della Repubblica: alla fine del 1799 le sorelle Silvia e Anna Bonomo ed il giovane Ettore Netti, aiutati da altre persone del posto, eressero davanti alla Certosa di San Lorenzo l’albero della libertà provocando e pagando in prima persona la controrivoluzione realista.
Padula, negli anni che vanno dal 1800 al 1860, ritornò protagonista di nuovi fermenti liberali con la sfortunata spedizione di Carlo Pisacane e l’avventura dei Mille di Giuseppe Garibaldi. Anche tra i Padulesi vi furono degli illustri patrioti, valgono i nomi di Vincenzo Padula, i fratelli Santelmo, Federico Romano e Vincenzo Gerbasi, alcuni dei quali si trovarono coinvolti nei moti salernitani del 1848. Era fine giugno del 1857 quando a Padula giunsero, provenienti da Casalbuono, i “trecento giovani e forti” convinti di poter far fiorire i germogli di una rivolta popolare furono invece trucidati nelle viuzze del centro storico per ordine dell’intendente Aiossa; i superstiti, tra cui lo stesso Carlo Pisacane, furono massacrati poco più in là, a Sanza.
Il malessere e la miseria vissuti dal popolo in quel periodo furono fattori scatenanti l’insorgenza del fenomeno del “brigantaggio”. Tra gli uomini che avevano abbracciato la causa, Angelantonio Masini con la sua banda fu finito a Padula, tradito dalla sua stessa gente.
Cominciò, intorno agli stessi anni, il fenomeno dell’emigrazione verso le terre degli Stati Uniti, proprio in quel paese due padulesi si affermarono in due distinti ambiti: Joe Petrosino, l’eroe-poliziotto che visse la sua vita al servizio della giustizia e che, finì i suoi giorni proprio nella sua Italia, a Palermo, durante una missione di intelligence, nel tentativo di scoprire i rapporti tra mafia americana e siciliana.
L’altro Frank Valente, anch’egli figlio di emigrati, si fece onore negli studi, divenendo uno scienziato, un fisico di grande prestigio che, nonostante la notorietà ha voluto conservare il rapporto con la terra natia lasciando una ingente somma di danaro destinata a borse di studio per i migliori alunni del Liceo scientifico “Carlo Pisacane” di Padula affinché questi possano continuare gratuitamente i loro studi presso il Reenselear Polytechnic Institute di New York istituzione di cui egli stesso fu direttore.